Algoritmi e tumori della pelle: meno accurati di quanto si pensasse

[pubblicato su Scienza in rete il 21 maggio 2022]

Negli ultimi anni, grazie a un particolare tipo di reti neurali profonde, chiamate convolutional neural network e particolarmente efficaci nella classificazione delle immagini, abbiamo letto sui giornali a più riprese che i dermatologi sarebbero presto stati sostituiti dagli algoritmi, almeno nei compiti di screening delle lesioni della pelle. I risultati dell’ultima competizione organizzata dall’International Skin Imaging Collaboration ridimensionano queste aspettative e richiamano all’importanza di valutare le perfomance di questi algoritmi con dati realistici prima di introdurli nella pratica clinica. Gli algoritmi sono sì più accurati della media dei dermatologi coinvolti nella sfida, ma molto meno di quello che si pensava e tranne quando incontrano lesioni che non hanno mai visto prima.

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Gli occhi del cuore

[pubblicato su Scienza in rete il 4 febbraio 2022]

Un’intelligenza artificiale capace di dedurre la massa e il volume del ventricolo sinistro del cuore analizzando l’immagine della retina e da lì stabilire se il paziente è a rischio di andare incontro a un infarto del miocardio. È l’ultima applicazione in ambito medico di un sistema di deep learning pubblicata la scorsa settimana su Nature Machine Intelligence da un gruppo di matematici, informatici e cardiologi coordinati da Alejandro Frangi, professore di medicina computazionale alla University of Leeds e dal 2019 membro del comitato per le tecnologie emergenti della Royal Academy of Engineering, e Andres Diaz-Pinto, ricercatore al King’s College London.

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Algoritmi in medicina: come vigilare sulla loro affidabilità

[pubblicato su Scienza in rete il 9 novembre 2021]

Due anni fa Facebook ha inserito nella sua applicazione la funzione “Why am I seeing this post?” per permettere ai suoi utenti di capire di più sul funzionamento dell’algoritmo che regola il news feed, il flusso di post di amici, amici degli amici, pagine e gruppi che ci viene mostrato quando accediamo. È uno dei tentativi per rendere più trasparente e comprensibile il complicato algoritmo, o più correttamente l’insieme di complicati algoritmi, che animano la più grande piattaforma digitale di interazioni sociali del mondo, non solo per gli utenti ma prima di tutto per gli stessi programmatori che l’hanno costruita.

Ora immaginiamo che l’algoritmo in questione invece di decidere quali post visualizzare e in che ordine, analizzi l’immagine di una radiografia del torace e suggerisca ai medici che ci hanno in cura la diagnosi di polmonite. Come viene utilizzata questa informazione? E come viene comunicato ai pazienti l’esito dell’algoritmo e il ruolo che questo ha avuto nel suo piano terapeutico? Una delle strategie proposte per rendere più affidabili, accettabili e utilizzati gli algoritmi di machine learning in ambito medico è quella di corredarli con sistemi di explanation, spiegazione, nello stile del “Why am I seeing this post?”. Nel caso dell’immagine radiografica del torace, un esempio di spiegazione potrebbe essere una mappa di rilevanza, che mostra cioè su quali aree dell’immagine l’algoritmo si è “concentrato” di più per arrivare alla classificazione di “polmonite”.

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L’ecstasy può curare il disturbo da stress post-traumatico? Il dibattito è aperto

[pubblicato su Scienza in rete il 15 ottobre 2021]

Secondo l’American Psychiatric Association, ogni anno circa il 3% della popolazione statunitense adulta è colpita dal disturbo da stress post-traumatico (PTSD, dall’inglese post-traumtatic stress disorder). Un’incidenza simile viene stimata anche in Europa, dove una recente rassegna indica che circa 8 milioni di adulti ogni anno sviluppano il disturbo. Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), curato dall’Amercian Psychiatric Association e giunto alla quinta edizione, una persona può ricevere una diagnosi di PTSD solo se è stata esposta, direttamente o indirettamente, a un evento traumatico o stressante durante la propria vita. Le persone che ne soffrono hanno flashback che li riportano a quell’evento, evitano luoghi o persone che possano ricordarglielo, sono irritabili, aggressive e in continuo stato di allerta e possono soffrire di attacchi di panico. Inizialmente il disturbo è stato studiato soprattutto nei veterani di guerra, ma si è capito che anche altri tipi di esperienze possono causarlo, come per esempio stupri o minacce di stupro.

I trattamenti sviluppati per questa condizione sono sia psicoterapici che farmacologici, ma una porzione importante delle persone che soffrono di PTSD non traggono giovamento da questi trattamenti. Per questo motivo la notizia, pubblicata a maggio, che il primo studio clinico di fase 3 di un trattamento psicoterapico associato all’assunzione di MDMA (conosciuta anche con il nome di ecstasy) abbia osservato un’efficacia elevata, ha ricevuto molta attenzione.

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New sensor could make cancer treatment more precise

[pubblicato su Nature Italy il 23 aprile 2021]

Scientists have designed an organic and flexible device that can fit in a patient’s body and measure the radiation delivered by hadron therapy.

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Nell’immagine il sistema di protonterapia Mevions S250 a Saint Louis in Missouri. Credit: Romina Cialdella/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0.

Sofosbuvir: la battaglia continua

[pubblicato originariamente su Scienza in rete il 23/09/2018]

In una seduta pubblica svoltasi a Monaco il 13 settembre, lo European Patent Office (EPO) ha deciso di respingere l’opposizione al brevetto sul farmaco sofosbuvir, un antivirale ad azione diretta utilizzato per curare l’epatite C, di proprietà dalla società farmaceutica Gilead Sciences. La richiesta di opposizione era stata depositata a marzo dello scorso anno simultaneamente in 17 Paesi, tra cui India, Argentina, Brasile, Cina e Stati Uniti, da parte di una serie di organizzazioni non governative e associazioni di pazienti (in Europa Medici Senza Frontiere e Médecins du Monde).

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